Dream Dancing
Night and Day
I Concentrate on You
You'd Be So Nice to Come Home to
Everytime we Say Goodbye
Just One Of Those Things
Di tutti i compositori di musical
e canzoni, Cole Porter (1891-1964) è stato quello forse più distante dal
canone. Non solo compositore ma anche paroliere, Porter ha concepito le proprie
canzoni come grandi archi narrativi, melodici e armonici, che travalicano le
forme tradizionali, spesso ampliate in percorsi armonicamente tortuosi, tanto
singolari quanto affascinanti. L’influenza della musica latino-americana, la
mescolanza continua di tonalità maggiori e minori, l’ironia serpeggiante nei
testi ricchi di allitterazioni e giochi di parole, le curve melodiche nuove e
originali, hanno conquistato non solo un pubblico vastissimo nel mondo, ma
hanno anche attirato l’attenzione dei musicisti di jazz. I quali hanno trovato
nelle canzoni di Porter gli spazi, le aperture, le torsioni melodiche, le
seduzioni ritmiche e i chiaroscuri ideali per l’improvvisazione. Perché lungi
dall’essere meri pretesti per inventare il proprio discorso, le canzoni di
Porter costringono gli improvvisatori a seguire le strade che lui traccia, a
confrontarsi con le ambiguità della forma, con la memoria delle melodie, con le
fratture dell’armonia. Suonare jazz su Cole Porter vuol dire instaurare un
dialogo con la sua musica, nella più feconda tradizione della musica
afroamericana, in cui la creazione del nuovo scaturisce spesso da qualcosa di
preesistente. In questo caso, capolavori che fecondano nuova musica.
Stefano Zenni